Uno studio coordinato da Gabriel Sangüesa-Barreda, frutto della collaborazione fra ricercatori dell’Università di Valladolid e Università della Tuscia, dimostra che a partire dal 1950 la presenza di primavere calde ha aumentato il danno da gelate tardive nelle faggete sud europee, in particolare a quote medio-alte.
La ricerca ha interessato 8 aree (Pirenei, Appennino nord e centrale, Alpi austriache), in cui sono state campionate 2-3 fasce di quota, ed ha identificato i principali minimi storici di crescita legnosa connessi alle gelate tardive.
Soprattutto le faggete montane meridionali (Appennini e Pirenei) hanno mostrato maggiore esposizione all’aumento di frequenza degli eventi. Inoltre, gli eventi degli ultimi anni (p.e. 2013 o 2016) hanno mostrato notevole estensione e coerenza spaziale.
Una mia intervista su National Geographic Italia in cui si parla dei fattori che promuovono la longevità degli alberi, dalla Taiga alle Foreste Equatoriali.
La nota relazione fra longevità e crescita arborea interessa specie evolutivamente molto distanti (conifere e piante a fiore) che crescono in climi molto diversi (dal bioma boreale fino a quello tropicale), in base a quanto descritto nell’articolo Forest carbon sink neutralized by pervasive growth-lifespan trade-offs, di cui sono coautore su Nature communications.
L’articolo è stato incluso nella raccolta di Nature Forests in the Anthropocene, liberamente consultabile, che racchiude ricerche d’avanguardia su impatto e ruolo delle foreste nei confronti del cambiamento globale.
Un maestoso faggio nella faggeta vetusta di Monte Raschio (photo copyright: Alfredo Di Filippo)
Un’intervista su National Geographic Italia per raccontare la mia ricerca con la National Geographic Society, in cui si integrano tree-climbing, dendrometria e dendroecologia per descrivere la struttura e le dinamiche di crescita degli alberi vetusti nelle Faggete UNESCO. L’obiettivo è descrivere lo stato di conservazione di questi monumenti naturali e comprenderne le strategie di crescita che implementno in ambienti diversi.
Nell’articolo si discute dell’unicità della biologia delle piante e della fondamentale importanza che, come organismi produttori, rivestono per la vita sul Pianeta. Si parla poi di quanto sia importante per la scienza scoprire e descrivere nuove foreste vetuste e del ruolo centrale che hanno le foreste naturali nel Sud Europa per la conservazione della biodiversità terrestre e la mitigazione del riscaldamento climatico.
80 scienziati da 15 Paesi Europei, Turchia, Iran, Giappone, Canada e USA si sono incontrati nella conferenza scientifica organizzata dal Gruppo IUFRO 1.01.07 “Ecologia e Selvicoltura del Faggio” nel Rettorato dell’Università della Tuscia di Viterbo per presentare i risultati delle loro ricerche sui temi della biologia del faggio e la risposta ai fattori ambientali, struttura e dinamiche delle faggete, gestione delle faggete, conservazione della biodiversità associata alle faggete vetuste. VEDI LA GALLERIA FOTOGRAFICA
80 scienziati da 20 Paesi dell’Emisfero Boreale
I tre relatori internazionali invitati (Neil Pederson da Harvard University, USA; Hanns Knapp da Università di Greifswald, DE; Jacob Heilmann-Clausen, Università di Copenhagen, DK) hanno accompagnato 43 presentazioni orali – di cui 5 selezione come “special talks” – e 32 poster.
Alla fine della seconda giornata, si è svolta una Tavola Rotonda moderata da Pierre Ibish (University of Eberswalde, DE) che ha coinvolto tutti i relatori invitati ed i moderatori di sessione, che hanno discusso con i congressisti sulle priorità da affrontare in futuro nella ricerca sulle faggete. L’ultimo giorno di convegno i partecipanti hanno visitato la faggeta UNESCO di Monte Cimino.
Una lettera di supporto alla Nuova Strategia Forestale dell’Unione Europea post-2020
Inviata a Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen Vice-President Esecutivo Frans Timmermans Membri della Commissione Kadri Simson, Virginijus Sinkevičius, Jutta Urpilainen, Thiery Breton and Janusz Wojciechowski
Da 62 Scienziati Internazionali
La recente bozza di Strategia Forestale dell’UE post-2020 è stata pesantemente criticata da alcuni membri dell’industria forestale europea. L’analisi delle obiezioni poste dall’Associazione forestale svedese è stata analizzata e 62 scienziati provenienti da Unione Europea, Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera, Australia, Giappone e Iran approvano il documento allegato di 2 pagine che riassume i nostri risultati.
La nostra lettera esprime disaccordo con i quattro punti della critica dell’industria forestale svedese e l’ulteriore argomento secondo cui le bioenergie forestali non creino un debito di carbonio. È importante mantenere la struttura principale del progetto di Nuova Strategia Forestale dell’UE e utilizzare una quota adeguata delle foreste dell’UE per rispondere all’urgente emergenza climatica e della biodiversità.
Le foreste europee hanno grande potenziale di accumulo di ingenti quantità di carbonio nei prossimi 30 anni, critici per stabilizzare la concentrazione atmosferica di gas serra entro il 2100. Sia il rallentamento delle emissioni di gas serra che la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera sono requisiti essenziali per evitare perdite catastrofiche. L’accumulo forestale di carbonio atmosferico può essere realizzato proteggendo la piccolissima percentuale di foreste primarie rimanenti e destinando una quota di foreste secondarie selezionate per la loro capacità di mantenere il carbonio fuori dall’atmosfera e proteggere la biodiversità, mantenendo una ragionevole produzione di prodotti forestali e non incentivando l’uso di biomasse forestali a fini energetici.